Parliamo di green bond, le interessanti obbligazioni strettamente associate a finanziare progetti per ridurre l’impatto ambientale, inventate da un italiano nel lontano 2007.
Cosa sono i Green Bond?
Comunemente chiamate anche obbligazioni verdi, i Green Bonds sono obbligazioni finanziarie con lo scopo di finanziare progetti che hanno ricadute su temi ambientali. Dal 2007, anno in cui la BEI (Banca Europea degli Investimenti) li crea e li emette, hanno riscontrato una forte crescita. L’inventore dei green bond è Aldo Romani che ad oggi ricopre la posizione di capo del Funding sostenibilità della stessa Banca Europea. Per vedere la prima obbligazione verde emessa da un ente in Italia, si sono dovuti attendere circa 7 anni, infatti, nel 2014 l’emiliana Hera ha emesso il primo green bond, di durata decennale del valore di 500 milioni di euro.
Dunque, i green bond hanno lo scopo di finanziare progetti con effetti positivi sull’ambiente, come progetti di efficienza energetica, uso maggiormente sostenibile dei terreni, la produzione di fonti di energia sostenibile, il trattamento dei rifiuti e dell’acqua, trasporti ecologici, mobilità sostenibile, prevenzione dell’inquinamento. Questi sono alcuni esempi di obiettivi verdi, che ricalcano le linee guida internazionali dell’ICMA (International Capital Market Association). I green bonds si sono aggiunti ai già presenti Social Bonds e Sustainable Bonds che si occupano, rispettivamente, di iniziative di interesse sociale e di iniziative di sostenibilità ambientale e sociale. L’obiettivo è quello di ridurre povertà e permettere lo sviluppo di altri settori come istruzione, agricoltura, sanità e infrastrutture.
Come funzionano?
Esistono 4 differenze sostanziali che permettono di creare una distinzione tra i bond tradizionali e i green bond. È importante che il progetto da finanziare o rifinanziare venga attentamente analizzato, prima di essere selezionato; i proventi del progetto si vincolano ad esso e devono essere in qualche modo tracciabili, ad esempio venendo trasferiti su depositi vincolati; è necessario che almeno una volta all’anno ci sia una rendicontazione che specifichi come sono utilizzati i proventi generati; infine, un revisore esterno deve poter dare una seconda opinione per certificare gli obiettivi del progetto e tutta la documentazione.
È, quindi, abbastanza chiaro come la trasparenza e la chiarezza siano fondamentale per poter emettere questo tipo di obbligazioni sostenibili. L’ICMA, l’Associazione Internazionale dei Mercati di capitali, identifica queste caratteristiche. I Green Bonds Principles sono le precise caratteristiche individuate per contraddistinguere questo tipo di obbligazione green dalle altre. Dunque, per evitare le sanzioni imposte dal mercato finanziario, è importante rispettare i principi e le caratteristiche elencate dalla ICMA per tutti gli anni successivi l’emissione dell’obbligazione. Le sanzioni non sono da intendere come economiche, ma reputazionali. Infatti, il mancato rispetto post-emissione dei principi ICMA, causerà importanti ricadute di reputazione nei confronti dell’azienda emettitrice con reali rischi di danneggiamento dell’immagine stessa della società.
In Italia, Borsa Italiana ha preso parte attiva nel promuovere e definire i giusti e corretti parametri informativi riguardo le obbligazioni verdi, in modo tale da favorirne e sostenerne lo sviluppo nel tempo. Una riforma europea che rafforza decisamente gli standard ICMA, riguarda la seconda opinione che deve essere fornita da un revisore esterno, che per rispettare gli standard europei deve essere iscritto ad un elenco certificato, gestito dall’Esma, l’ente che si occupa dei mercati finanziari europei.
Quali enti emettono i Green Bonds?
I primi Green Bonds, o obbligazioni verdi, sono stati emessi da enti sovranazionali, come per l’appunto la Bei e la Banca Mondiale. Successivamente sono arrivati sul mercato anche titoli corporate, emessi da società, come avvenuto ad esempio per la prima volta in Italia con Hera.
In Italia, subito dopo Hera si sono aggiunte altre aziende come Enel, Cdp e Ferrovie dello Stato. A livello nazionale, invece, è stata la Polonia, la prima nazione europea ad emettere un obbligazione green con un valore di 750 milioni di euro. Subito dopo è stata seguita dalla Francia con un’emissione molto importante, ben 22 miliardi di euro. Negli anni successivi si sono aggiunti anche altri stati, tra cui Irlanda, Belgio e Olanda. Mancano all’appello, tra i Paesi più importanti d’Europa, la Germania e l’Italia. Questa espansione significativa è avvenuta grazie agli accordi sul clima e alla Cop21 di Parigi. Anche Paesi extra-UE, come la Cina, stanno cercando forme per poter equilibrare la quantità di combustili fossili emessi con investimenti per ridurre le emissioni di gas serra, per questa ragione pare molto chiaro come negli anni successivi ci sarà un sempre maggior incremento delle obbligazioni Green.
Pertanto, la crescita dei Green Bonds avviene sia grazie alla crescente attenzione delle istituzioni sovranazionali che mirano alla salvaguardia e alla sostenibilità ambientale, sia grazie all’ingresso, nel mercato delle obbligazioni green, di imprese che provengono da paesi emergenti come Cina e India. A livello europeo, è importante sottolineare come i rendimenti dei titoli di stato green francesi seguano di pari passo i titoli di stato obbligazionari tradizionali (Barclays Euro aggregate). Il futuro finanziario dei Green Bonds sarà sicuramente sempre più sostenibile, redditizio e, per ovvie ragioni, in forte crescita.