Introduzione MOTUS-E
Dino Marcozzi, segretario generale di MOTUS-E, ci fa un quadro della mobilità elettrica post Covid-19. Quali sono gli attuali problemi, i limiti e le soluzioni per accelerare il passaggio verso la mobilità sostenibile.
Di cosa si occupa MOTUS-E?
“Siamo un’associazione nella quale sono presenti diversi importanti operatori italiani di mobilità elettrica. Gli argomenti trattati vanno dai sistemi di ricarica a tutti i servizi connessi alla mobilità. Inoltre, sono presenti numerosi partner esterni che ampliano le nostre prospettive oltre il lato industriale e dei servizi (mondo accademico, organizzazioni ambientaliste e dei costruttori). Affrontiamo le tematiche di sviluppo della mobilità elettrica con tavoli di lavoro che si occupano di temi specifici: dalle tariffe, alle infrastrutture, ai temi ambientali e di formazione. Al termine dell’attività di questi tavoli vengono espressi dei posizionamenti che vengono utilizzati e comunicati ai decisori politici. Per questo motivo siamo ben accreditati come rappresentanti nel mondo della mobilità elettrica. Partecipiamo ad esempio ai tavoli del MISE sull’automotive. Inoltre, collaboriamo con il MIT e MATTM, a cui portiamo i nostri posizionamenti.
Abbiamo interlocuzioni con le principali realtà del settore tra cui, ad esempio, l’ARERA con la quale coordiniamo tavoli specifici nell’analisi dell’ottimizzazione delle tariffe di ricarica. Siamo una piattaforma neutrale, fondata da pochi Soci, e che oggi include tanti operatori; nel mondo automotive: FCA, Renault, Tesla, Volkswagen, Nissan, Volvo, nel mondo dei sistemi di ricarica: A2A, Enel X, Alperia, Becharge. Non salvaguardiamo gli interessi di un singolo, ma gli interessi dell’intero ecosistema della mobilità elettrica, fornendo servizi, gratuitamente, verso le pubbliche amministrazioni che ci chiedono una consulenza in tema green mobility. Il nostro budget è formato esclusivamente dalla raccolta delle quote che versano i soci, e, con queste quote, costruiamo gli studi che ci permettono di avere dei posizionamenti scientificamente rigorosi ed autorevoli”.
Il quadro generale della mobilità elettrica post Covid-19
“Prima dell’emergenza del Covid-19 la crescita era molto forte e sostenuta, i mesi di gennaio e febbraio hanno proseguito il percorso esponenziale degli ultimi anni. Infatti, nei due anni precedenti c’è stato un raddoppio delle immatricolazioni di veicoli elettrici. La nostra aspettativa sarebbe stata, per quest’anno, la vendita di 20.000 automezzi elettrici, numero che avremmo raggiunto sicuramente, ma i due mesi di lockdown non hanno giovato alla nostra prospettiva. Per il 2021 si puntava a 50.000 veicoli circa. Siamo confidenti in un rapido recupero di questo trend. Nel 2025 ci sarà un aumento importante, poiché sarà ulteriormente limitata la vendita di veicoli che superano determinate soglie di emissione. Nel 2030, che è l’orizzonte del Piano Energia e Clima, in Italia circolerà tra un 10-15% di veicoli elettrici. Per questa ragione, avendo piani programmati e strutturati, non pensiamo che il Covid-19 abbia inciso profondamente perchè nel mese di marzo la vendita di auto elettriche è stata comunque superiore al marzo dell’anno precedente.
Ad aprile c’è stato un crollo generale del settore, ma non paragonabile al crollo delle vendite di auto termiche. Molte auto elettriche sono state vendute online e altre tramite precedenti prenotazioni che hanno mitigato in parte le perdite di aprile. Noi di Motus-E confidiamo nel fatto che si supererà la vendita totale dell’anno scorso, anche se non raggiungendo i 20.000 prospettati. Importante è non fermare questa transizione, è un passaggio di medio e lungo termine che vede l’Italia piu indietro, in confronto ad altri Paesi, e per questa ragione bisogna portare avanti questo passaggio, non ostacolando comunque l’industria delle auto termiche nel breve termine”.
A che punto si trova l’Italia?
“Le infrastrutture in Italia hanno compiuto grandi passi in avanti, infatti, oggi è presente circa una colonnina ogni tre auto elettriche. Il vero problema è il numero delle auto elettriche rispetto agli altri paesi, ma ancor di più il posizionamento delle infrastrutture di ricarica che, purtroppo, non sono state installate dove si doveva, ma dove si poteva. Molto dipende dai comuni che desiderano installarle in città per facilitare, ad esempio, il turismo straniero. Nel centro-sud la crescita è più lenta e la rete meno sviluppata. L’infrastruttura è sì presente, ma mal distribuita ed inoltre con potenze insufficienti nelle strade principali e ad oggi molti utilizzatori di auto elettriche caricano prevalentemente da prese domestiche. Bisogna cominciare ad installare le infrastrutture di alta potenza, soprattutto in autostrada, per permettere di viaggiare senza problemi.
La speranza è che nei prossimi decreti ci saranno maggiori semplificazioni a livello burocratico. La diminuzione delle auto circolanti e del traffico, causata dal lockdown, ha nettamente diminuito i livelli di inquinamento, come si è potuto notare nella Pianura Padana, e, quindi, si auspica che questi dati positivi contribuiscano a radicare la convinzione dell’importanza della transizione verso la mobilità elettrica”.
Quali sono i piani per il prosieguo del 2020?
“Premesso che non siamo genericamente a favore degli incentivi, perché il business deve potersi sostenere da sé, comprendiamo che forniscono un importante supporto nelle prime fasi di lancio di una nuova tecnologia. Senza Covid-19, gli incentivi disponibili per l’acquisto di auto elettriche sarebbero stati esauriti verso maggio. Infatti, avevamo richiesto ulteriori quote al Governo per far sì che tutto l’anno fosse coperto e garantito. Confidiamo in una ripresa del mercato anche in considerazione del fatto che nuovi modelli sono in uscita come la nuova Volkswagen id3, e la nuova 500 elettrica di FCA. È stata proposta una terza fascia di ecoincentivi dall’UNRAE per includere nei bonus anche le auto ibride fino a 95 g/km di CO2. Comprendiamo che questa richiesta possa rappresentare una soluzione per recuperare gli stock di auto invendute ed in parte le perdite causate dal lockdown.
Se non ci saranno ulteriori ricadute, i prossimi mesi saranno molto positivi. Il post Covid-19 presenta rischi, ma anche opportunità, non bisogna fermarsi adesso con la scusa che c’è la necessità di recuperare i profitti persi negli ultimi due mesi. L’importante è non rallentare per portare avanti il passaggio, ripartendo nella maniera giusta ed evitare ulteriori ritardi per il nostro Paese”.